Ai reati ci pensa Giove
Giove è il nuovo sistema di polizia predittiva che il ministero dell’Interno vorrebbe dare in dotazione alle questure di tutta Italia. Secondo le autorità, il software sarebbe in grado di indicare dove e quando è probabile si verifichino determinati tipi di reato, in base ai dati del passato, così da “prevenire e reprimere” i reati di maggior impatto sociale. Tuttavia, molte ricerche hanno dimostrato come questi sistemi non funzionino, non siano in grado di trovare corrispondenze con la realtà e operino sulla base di forti pregiudizi.
Giove è stato progettato per individuare le serie criminali che collegano i reati commessi in luoghi e tempi diversi e, su questa base, “predire” quelli che in futuro potrebbero essere compiuti dagli stessi soggetti.
II Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno ha iniziato a lavorare a Giove dal 2020. La sua innovazione consiste nel utilizzare non un approccio statistico per indicare le zone calde in cui è più probabile che vengano commessi i crimini (con il rischio di ghettizzarle e rinforzare pregiudizi), ma un metodo investigativo e analitico ispirato alla logica del detective che cerca di capire come un fatto possa collegarsi a un altro.
L’obiettivo è di ampliare il campo di applicazione dell’algoritmo a più tipologie i reati e di rafforzarne la capacità di analisi.
Come funziona Giove
Tecnicamente è un «sistema di elaborazione e analisi automatizzata per l’ausilio alle attività di polizia». Una definizione che nasconde l’ambizioso obiettivo di questo progetto del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno: il primo sistema «polizia predittiva» destinato alle questure di tutta Italia per «prevenire e reprimere» i reati a maggior impatto sociale.
Giove lavorerà su fatti seriali per favorire l’identificazione degli autori, sfruttando le informazioni ottenute nelle attività di polizia, facilitandone l’analisi in modo da fornire validi spunti investigativi, suscettibili di rapidissimo approfondimento da parte degli operatori. Appare, dunque, conforme al Regolamento Ue. In ogni caso, la sua realizzazione procederà in rapporto di stretta collaborazione con l’Autorità garante della privacy.
Questo funzionamento è chiamato crime linking, cioè collegamento di crimini. Diversamente dalla cosiddetta hotspot analysis, non va a segnalare aree con alta incidenza di reati andando a criminalizzare le zone stesse senza risolvere il problema, ma punta alla ricerca di comportamenti ripetuti che possano condurre ai responsabili.
I rischi e il nodo privacy
Non per nulla il tema della polizia predittiva è stato uno dei più dibattuti nell’ambito della messa a punto del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (l’AI act) che dovrà essere approvato dal Parlamento Ue a metà giugno, anche se l’applicazione operativa sarà progressiva e avverrà nel giro di due anni. Per questo la polizia sta elaborando il «documento di valutazione dell’impatto», passaggio necessario per sottoporre Giove alle valutazioni del Garante della privacy. Per la sua operatività ci vorrà almeno un anno, salvo intoppi.
Non si sa nemmeno se Giove dialogherà con il sistema di riconoscimento facciale Sari, quali siano le misure di sicurezza informatica implementate per proteggere dati e sistema, se saranno create unità operative speciali per l’utilizzo del sistema e la verifica dei risultati e se l’uso del sistema comporterà o meno arresti preventivi o solo azioni dissuasive da parte delle forze dell’ordine.
Infine, non risultano essere stati diffusi comunicati stampa ufficiali dal Dipartimento di pubblica sicurezza che chiariscano quali banche dati e dati vengono usati per addestrare l’algoritmo, se le vittime di reato saranno obbligate o meno a rispondere ai set di domande usati per l’addestramento e chi è il responsabile del trattamento dei dati.
La «nuova» denuncia
Per ottenere il massimo risultato da Giove è necessario potenziare la qualità e la quantità delle informazioni da inserire, il cosiddetto input. In questo senso, la denuncia assume una nuova funzione strategica.
La polizia di Stato ha già elaborato delle linee guida: una volta stabilito che la denuncia riguarda uno degli illeciti previsti da Giove, l’operatore avrà a disposizione un set di domande da porre alla vittima, per raccogliere informazioni sul “modus operandi” e sulle circostanze relative alla commissione del reato, in modo da agevolare l’individuazione di fatti analoghi. A ciò si aggiungano altri due aspetti da inserire nel sistema: eventuali file di natura documentale o immagini e video riferibili all’evento denunciato anche se non consentano l’identificazione dei soggetti coinvolti; tutte le informazioni su posizione geografica, frequenza temporale e tipo di reato, proprio per il fine ultimo di implementare l’analisi investigativa.
Sulla base di questi dati il software individuerà circostanze comuni relative a fatti solo in apparenza diversi e slegati fra loro, proponendo all’operatore di polizia collegamenti e serie criminali, al fine di prevedere le future azioni e quindi orientare la distribuzione territoriale delle forze di polizia.
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