Articolo a cura di Dott.ssa Alessandra Sciascia, Master Anticorruzione Tor Vergata
Vent’anni del Decreto 231. Bilancio e prospettive alla luce di recenti analisi empiriche
Il 1° luglio 2021 si è tenuto un convegno online organizzato dalla Fondazione Centro Nazionale di Difesa e Prevenzione Sociale, in collaborazione con l’Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia Penale (ASGP) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e con l’Ordine degli Avvocati di Milano, intitolato – Vent’anni del Decreto 231. Bilancio e prospettive alla luce di recenti analisi empiriche -.
In ordine al bilancio, la ricerca promossa dalla fondazione CNPDS e coordinata dai professori ordinari di diritto penale Francesco Centonze (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Stefano Manacorda (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) sui dati raccolti dalla Procura generale della Cassazione e dal Ministero della Giustizia ha evidenziato uno spaccato non certo scintillante.
Con riferimento al quadriennio 2016-2019 è emersa una relativa esiguità dei procedimenti iscritti: sono circa 2.500 nel complesso, con una costanza di circa 600 iscrizioni l’anno, concentrate soprattutto al Nord Italia. Nell’ordine, sono gli uffici giudiziari di Bologna, Roma e Milano ad avere più iscrizioni, mentre al Sud, Napoli e Palermo presentano circa il 3% dei procedimenti.
In relazione ai singoli reati-presupposto, circa il 25% delle iscrizioni interessa i reati ambientali, subito seguiti dai delitti in violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro e poi dalla truffa a danno dello Stato o dell’Unione europea. Intorno al 5% si collocano i reati societari e finanziari, mentre i delitti contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione, sono circa l’8% del totale.
Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo.
Quanto alle diverse forme di conclusione del procedimento, le condanne riguardano solo una quota assai esigua delle iscrizioni, in un ordine compreso tra il 10 e il 15%, con una rimanenza costituita da archiviazioni, assoluzioni e patteggiamenti. Il dato delle archiviazioni, tuttavia, non permette di stimare quanto di queste siano da ascrivere all’applicazione dei Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo, con un giudizio quindi di idoneità scongiurante la responsabilità amministrativa dell’ente.
Passando alle sanzioni, le interdittive risultano applicate solo in via cautelare, mentre l’ammontare delle pecuniarie supera la soglia media di 100mila euro solo per i delitti di criminalità organizzata e gli abusi di mercato. La maggior parte dei procedimenti concerne le società a responsabilità limitata e le società di persone e continuano ad essere iscritte anche le ditte individuali, malgrado il contrario orientamento della Corte di Cassazione.
La Survey Confindustria
Durante il convegno Antonio Matonti, direttore dell’Area Affari legislativi di Confindustria, ha presentato i risultati di una survey Confindustria-Università della Tuscia e Tim che ha coinvolto 211 società, il 42% delle quali quotate, il 29% con fatturato uguale o inferiore a 50 milioni e il 23% tra 1 e 10 miliardi.
In una prospettiva di riforma è emersa una diversa connotazione del sistema sanzionatorio che tenga maggiormente conto della collaborazione dell’ente durante le indagini e degli strumenti di prevenzione adottati dalle imprese.
La Survey Confindustria vede l’86% del campione di 211 imprese preferire in una prospettiva di riforma l’introduzione di una certificazione ex ante dei modelli organizzativi che ne attesti l’idoneità in chiave di esonero di responsabilità a carico dell’ente; il 69% è favorevole a sanzioni interdittive solo per esigenze cautelari di particolare rilevanza.