Articolo a cura di Dott.ssa Alessandra Sciascia, Master Anticorruzione Tor Vergata
Le nuove Linee Guida di Confindustria
Lo scorso giugno, a sette anni dall’ultima revisione (risalente a marzo 2014), Confindustria ha aggiornato le “Linee guida per la costruzione dei Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo, ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231”.
Il documento si propone «di offrire alle imprese che abbiano scelto di adottare un modello di organizzazione e gestione una serie di indicazioni e misure, essenzialmente tratte dalla pratica aziendale, ritenute in astratto idonee a rispondere alle esigenze delineate dal decreto 231».
Tuttavia, tenuta in considerazione «l’ampiezza delle tipologie di enti presenti nella realtà associativa di Confindustria e la varietà di strutture organizzative di volta in volta adottate in funzione sia delle dimensioni sia del diverso mercato geografico o economico in cui essi operano, non si possono fornire riferimenti puntuali in tema di modelli organizzativi e funzionali, se non sul piano metodologico».
Di conseguenza, la predisposizione delle Linee Guida intende rispondere alla finalità di «orientare le imprese nella realizzazione di tali modelli, non essendo proponibile la costruzione di casistiche decontestualizzate da applicare direttamente alle singole realtà operative. Pertanto, fermo restando il ruolo chiave delle Linee Guida sul piano della idoneità astratta del modello che sia conforme ad esse, il giudizio circa la concreta implementazione ed efficace attuazione del modello stesso nella quotidiana attività dell’impresa è rimesso alla libera valutazione del giudice. Questi compie un giudizio sulla conformità e adeguatezza del modello rispetto allo scopo di prevenzione dei reati da esso perseguito».
In tale prospettiva, «è di fondamentale importanza, affinché al modello sia riconosciuta efficacia esimente, che l’impresa compia una seria e concreta opera di implementazione delle misure adottate nel proprio contesto organizzativo».
«Il modello non deve rappresentare un adempimento burocratico, una mera apparenza di organizzazione. Esso deve vivere nell’impresa, aderire alle caratteristiche della sua organizzazione, evolversi e cambiare con essa».
L’auspicio «è che le soluzioni indicate nelle Linee Guida continuino a ispirare le imprese nella costruzione del proprio modello e che, d’altra parte, la giurisprudenza valorizzi i costi e gli sforzi organizzativi sostenuti dalle imprese per allinearsi alle prescrizioni del decreto 231».
Cosa prevede il documento
Il documento si suddivide in:
- Lineamenti della Responsabilità da Reato dell’ente
- Individuazione dei Rischi e Protocolli
- Codice Etico o di Comportamento e Sistema Disciplinare
- L’Organismo di Vigilanza
- La Responsabilità da Reato nei Gruppi di Imprese
- Modelli organizzativi e soglie dimensionali: una chiave di lettura per le Piccole Imprese
Le principali novità concernono
Linee Guida – Parte Generale
- La tassatività dell’elenco dei reati-presupposto (p. 6)
- L’interpretazione dei termini “interesse” e “vantaggio” dell’ente (p. 7)
- Concorso dell’extraneus nel reato “proprio” (p. 10)
- Le sanzioni interdittive (p. 15)
- Il Sistema Integrato di Gestione dei Rischi (p. 42)
- I Sistemi di Controllo ai fini della Compliance Fiscale (p. 43)
- Il Whistleblowing (p. 60)
- La comunicazione delle informazioni non finanziarie (p. 64)
- L’Organismo di Vigilanza (p. 77 ss.)
- La responsabilità della holding per il reato commesso nella controllata (p. 94)
Parte Speciale “Appendice: Case Study”
- L’aggiornamento di fattispecie relative a reati già individuati nella versione precedente e l’indicazione di nuove ipotesi di reato-presupposto (frode nelle pubbliche forniture, nuove fattispecie contro la PA, autoriciclaggio, nuovi reati ambientali, reati tributari e di contrabbando), accompagnate da utili considerazioni di carattere generale nonché dall’indicazione esemplificativa delle aree a rischio e annessi controlli di natura preventiva