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Nuovo Codice degli Appalti, cambiano le regole

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Legge delega. Nuovo codice entro marzo 2023

Il testo definitivo della legge delega per la riforma degli appalti definisce una griglia di 31 criteri di delega che il governo dovrà rispettare nella stesura del nuovo codice. Da questa mappa è già possibile intravvedere il quadro legislativo che regolerà il settore delle forniture, dei servizi e dei lavori della pubblica amministrazione.

Maggior spazio ai privati

Fra i paletti più significativi della riforma c’è anzitutto quello delle maggiori tutele delle micro, piccole e medie imprese ai fini della partecipazione al sistema degli appalti. È un baco del sistema italiano, la scarsa partecipazione delle Pmi e qui si cerca di risolverlo obbligando le Pa a fare una fisiologica suddivisione in lotti, con un obbligo di motivazione in caso di accorpamenti non fisiologici. Inoltre, si prevede la possibilità di inserire nei bandi criteri premiali per favorire aggregazioni tra Pmi.

Il ritorno della revisione dei prezzi

Un secondo aspetto molto rilevante è il ritorno della revisione prezzi, cancellata dal sistema italiano degli appalti con la prima legge Merloni del 1994. La spinta è venuta certamente dalla contingenza drammatica dei rialzi dei prezzi delle materie prime, ma la norma del codice varrà invece per le situazioni ordinarie del dopo emergenza. La clausola di revisione prezzi dovrà essere inserita obbligatoriamente nei bandi, è la regola che suggerisce il Parlamento al governo.

Riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti

Il terzo aspetto – probabilmente il più rilevante dell’intera legge – è la riduzione del numero delle stazioni appaltanti e il rafforzamento della qualificazione che già era previsto dal codice del 2016 e non è mai decollato. Contemporaneamente si rafforza il ruolo delle centrali di committenza.

Revisione competenze Anac

Un quarto nodo che sembra avviato a essere sciolto riguarda il ruolo dell’Autorità nazionale anticorruzione. Un nuovo equilibrio per l’Anac, dopo il ridimensionamento della soft law e delle linee guida prevede una «revisione delle competenze dell’Autorità nazionale anticorruzione in materia di contratti pubblici, al fine di rafforzarne le funzioni di vigilanza sul settore e di supporto alle stazioni appaltanti».

Appalti integrati

Quinto segnale politico forte è il freno all’appalto integrato che consente alla stazione appaltante di affidare allo stesso appaltatore la stesura del progetto e la realizzazione dei lavori. La norma approvata vorrebbe segnare la fine dell’ondata che ha imperversato nelle opere infrastrutturali del Pnrr. Ma lì l’urgenza era effettiva. Il nuovo equilibrio fra spinta e freno andrà trovata nel testo del codice.

Conclusioni

In generale la direzione della nuova legislazione degli appalti è la semplificazione, la riduzione dei livelli di progettazione, il superamento del gold plating, con un maggiore allineamento alle direttive Ue. Soprattutto è il tempo dettato dal Pnrr che potrebbe innescare il definitivo ciclo virtuoso: 30 giugno 2022 l’approvazione della legge delega, 31 marzo 2023 l’approvazione del codice, 30 giugno 2023 approvazione del regolamento e degli altri provvedimenti attuativi.

Fonte IlSole24Ore